Pentatoma rufipes

La cimice dei boschi

Pentatoma rufipes

In virtù della sua versatilità, Pentatoma rufipes è facilmente rinvenibile sulle nostre montagne. Oltre ad alimentarsi a scapito di numerose specie di latifoglie, sia boschive (come querce, ontani, noccioli e faggi) sia coltivate (come melo, pero, prugno, ciliegio e albicocco), è in grado di cibarsi di uova, stadi giovanili e adulti di altri artropodi. I danni che provoca ai frutti vanno dalla presenza di macchie tondeggianti sulle foglie alla deformazione dei frutti. Per la presenza di secrezioni difensive prodotte da queste cimici a scopo difensivo, nel caso di infestazioni al momento della raccolta si possono poi osservare anche alterazioni del gusto di alcuni piccoli frutti, come lamponi e ciliegie, nonché, secondo alcuni autori, una variazione del colore di alcuni vini.

CICLO DI VITA

Gli adulti

Lunghi più di un centimetro, hanno colore marrone con zampe rossicce (Foto a sinistra, scattata al Bosco di Preglia il 27 settembre 2005). Presentano una sola generazione all’anno, con comparsa in luglio-agosto e accoppiamento, seguito dall’ovodeposizione, in settembre. Se le condizioni climatiche sono però favorevoli, le femmine possono deporre le uova più volte, da agosto a ottobre. Buoni volatori, possono spostarsi su distanze relativamente lunghe e prediligono la parte alta delle fronde.

Le uova

Chiare e lunghe circa 1 mm, assomigliano a faccine sorridenti e sono deposte, in forma ordinata e spesso in numero di 14, sulla pagina inferiore delle foglie, alle quali vengono fatte aderire (Foto a destra, scattata a Maglioggio di Crodo il 7 ottobre 2021). Schiudono in autunno, e talvolta si possono rinvenire anche sugli steli e sui frutti.

Le neanidi e le ninfe

Le neanidi al primo stadio, di colore inizialmente scuro, si schiariscono con le mute e restano inizialmente nei pressi delle uova. A differenza di altri pentatomidi, Pentatoma rufipes non sverna allo stato adulti ma a quello di neanidi al secondo stadio: queste, lunghe circa 3 mm, si riparano dal freddo nelle fessure della corteccia degli alberi (soprattutto se di una certa età), mimetizzandosi in virtù del loro colore. All’arrivo della primavera iniziano a nutrirsi succhiando la linfa degli steli, ma anche di germogli, fiori e giovani frutti, causando in tal modo precocemente, al momento della fioritura, i danni alla pianta che si evidenzieranno in seguito. Attraverso due mute evolvono poi fino al quinto stadio, quello ninfale, che raggiungono tra giugno e luglio.

DIFFUSIONE

Presenti soprattutto in Europa e in minor misura in Asia, possono rinvenirsi in zone boschive con latifoglie e in frutteti fino a 1500 metri di quota. In Italia sono molto più diffuse al Nord che al Sud. Con il riscaldamento climatico degli ultimi decenni, il loro numero sembra in crescita con conseguente aggravamento dei danni a carico degli alberi da frutto.