Scarabei necrofori

Utili becchini e genitori premurosi

Scarabei necrofori

Ci sono diversi insetti che hanno abitudini necrofore e svolgono quindi un importante ruolo di spazzini. Pensando a cosa mangiano, proviamo un certo senso di ripugnanza; tuttavia, invece di storcere il naso, dovremmo ricordare che anche l’Homo sapiens (cioè noi!) prima di divenire cacciatore ha attraversato un periodo in cui si cibava di carogne, acquisendo in tal modo le sostanze nutritive necessarie a garantirgli quell’evoluzione di cui oggi siamo tanto fieri. I coleotteri del genere Nicrophorus (famiglia Silphidae) sono fra i maggiori rappresentanti di questa categoria e si nutrono di carcasse di piccoli animali, come uccelli e topolini.

CICLO DI VITA

Gli adulti

Grazie ai recettori presenti sulle loro antenne, gli scarabei necrofori sono in grado di percepire fino a 100 metri di distanza le sostanze volatili che si liberano nell’aria a seguito della decomposizione di organismi animali. Se la carogna è piccola, avvengono lotte tra individui dello stesso sesso fino al prevalere di una coppia di vincitori. Se invece è cospicua, i maschi producono dei feromoni per richiamare altre femmine. Queste, poi, nel caso di grande disponibilità alimentare possono anche produrre autonomamente delle covate, utilizzando lo sperma accumulato in precedenza. Molto previdenti, gli scarabei necrofori non divorano subito le carcasse ma si preoccupano di sotterrarle, scavando il terreno sotto di esse finché queste vi cadono dentro, così da poterle poi utilizzare per nutrire la prole. Prediligono quindi spoglie adagiate su terreni soffici e privi di ostacoli come sassi o radici. Al fine di favorirne la conservazione, ripuliscono le carogne da peli e piume (poi riutilizzate per rivestire la fossa all’interno) e le irrorano con saliva e secrezioni anali aventi proprietà antibatteriche e antifungine. Esaurito questo compito in circa 12-18 ore, si accoppiano e depongono uova in abbondanza in piccoli cunicoli scavati nel luogo stesso. Al momento della schiusa, gli scarabei necrofori eliminano le larve in eccesso rispetto alla quantità di cibo presente. Le altre vengono invece accudite con attenzione, rigurgitando del materiale già parzialmente digerito per poterle nutrire a dovere nelle prime fasi dopo averle richiamate “a tavola” grazie alla produzione di un particolare feromone, il 2-fenossietanolo. Giunte nei pressi della madre, le larve reclamano il cibo strofinandosi sulle sue mascelle. Nel caso di carcasse aventi dimensioni tali da consentire la presenza di più individui, dopo la schiusa questi collaborano tutti insieme all’accudimento delle larve, nutrendole e proteggendole dall’attacco di altri insetti, come mosche e formiche. A volte, però, le minacce giungono da un elemento della stessa specie che, dopo aver ucciso l’individuo del suo stesso sesso, ne elimina le larve e si accoppia con quello rimasto vedovo. Gli scarabei necrofori adulti sono discreti volatori e risultano attivi, soprattutto nelle ore notturne, dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno, mentre d’inverno rimangono inoperosi in anfratti del terreno o al riparo di fogliame.

Le uova

Deposte in numero di una trentina nel terreno circostante la carcassa sotterrata, impiegano circa 4 giorni a schiudersi.

Le larve

Di colore biancastro, appena nate si spostano all’interno di cavità della carcassa predisposte dai genitori. Dopo essersi nutrite (inizialmente con l’aiuto degli adulti e poi autonomamente) per circa 8 o 9 giorni, penetrano nel terreno e si trasformano in pupe.

Le pupe

Impiegano circa sei-otto settimane per dare vita agli adulti.

DIFFUSIONE

Al mondo si contano una settantina di specie di scarabei necrofori, ma quelli di maggiori dimensioni sembrano in riduzione nell’Europa occidentale per la diminuzione di aree adatte al loro sviluppo.

Sulle nostre Alpi è abbastanza diffuso Nicrophorus vespilloides (Foto 1), lungo meno di 2 cm e legato soprattutto ai boschi di conifere. Condivide la presenza di macchie arancioni sulle elitre con altre specie dello stesso genere, dalle quali si distingue per le antenne completamente nere. Lo si trova spesso associato a Oiceoptoma thoracicum (Foto 2), un altro coleottero necroforo (entrambe le foto sono state scattate in località Scarliccio, nel Comune di Santa Maria Maggiore, il 7 giugno 2007).