Il sentiero del castagno nel Malcantone

Negli ultimi anni c’è stata una notevole moltiplicazione dei sentieri tematici. Tra questi, in molte zone delle Alpi e degli Appennini sono stati allestiti vari “sentieri del castagno” che si snodano in boschi particolarmente suggestivi nel mese di ottobre, quando i ricci cadono a terra e le foglie assumono i tipici colori autunnali. Il sentiero qui proposto si trova nel Malcantone, una zona dell’elvetico Canton Ticino compresa tra Lugano e Locarno nella quale la castanicoltura ha avuto un notevole sviluppo fino al secolo scorso. L’escursione è particolarmente consigliata a quanti hanno interesse per gli ambienti boschivi.

DOVE

Ritrovo presso il parcheggio della chiesa di Arosio (46,048 N, 8,900 E), una frazione del Comune di Alto Malcantone in cui si svolge l’escursione. Provenendo dall’Italia, bisogna tenere conto che se si vuole usufruire delle autostrade svizzere occorre acquistare preventivamente la vignette da apporre sul parabrezza, valida dal primo dicembre al 31 gennaio di due anni dopo (copre cioè un arco potenziale di 14 mesi). È reperibile presso gli uffici postali, le stazioni di servizio e i posti di dogana elvetici, nonché on-line presso il sito www.e-vignette.ch. Il prezzo è di 40 franchi svizzeri, corrispondenti a 42 euro. La zona è comunque facilmente raggiungibile anche con strade statali e cantonali, entrando in Svizzera dalla dogana di Ponte Tresa (in provincia di Varese) o da quella di Ponte Ribellasca (in Valle Vigezzo).

PERCORSO

Il sentiero del castagno dell’Alto Malcantone si sviluppa in una fascia altitudinale compresa tra circa 700 metri e circa 950 metri, per una lunghezza di quasi 15 km, in continuo saliscendi e con un dislivello positivo totale di poco superiore ai 500 metri. La maggior parte si snoda su sentiero o mulattiera, mentre alcuni tratti, specie nella seconda parte, sono su asfalto. In alcuni punti si trovano dei pannelli esplicativi riguardo al tema, mentre nei bivi la direzione è segnalata da piccoli cartelli gialli con la figura della castagna. Prima di intraprendere il cammino da Arosio (849 m) è bene dare un’occhiata alla millenaria chiesa parrocchiale di San Michele, al cui interno è ammirabile un prezioso ciclo di affreschi realizzati da Antonio da Tradate nel 1508 e portato alla luce nel 1948. Sulla parete esterna è visibile una meridiana del 1664.

Appena fuori dal piccolo nucleo di Arosio, dopo aver incontrato un pannello di presentazione con planimetria e altimetria del sentiero si entra subito in una tipica selva castanicola, con gli alberi disposti in filari regolari e il fondo prativo ben tenuto, cosa che consentiva il pascolo agli animali. Poco più avanti sono visibili anche alcuni esempi di castagno a ceduo, con i polloni che si sono sviluppati dai ceppi di castagno tagliati. Il successivo pannello illustra quali siano le malattie che colpiscono questa specie arborea, mentre iniziano a vedersi alcuni scorci sulle frazioni abitate sparse tra i boschi del Malcantone. Appena il sentiero sale un po’ di quota e svolta in un versante meno soleggiato, si può constatare come il castagno lasci il posto al faggio, con la presenza aggiuntiva di qualche betulla e di numerosi esemplari di quercia americana (Quercus rubra), importata in Europa nei secoli scorsi per il suo aspetto ornamentale e poi trapiantata in varie regioni, durante l’Ottocento, per poterne sfruttare la crescita rapida ai fini della produzione di legname. In Canton Ticino questa specie si è naturalizzata proprio in corrispondenza dei boschi di castagno. La successiva breve discesa riporta in ambiente castanicolo, con alcuni esempi di capitozzatura, cioè del taglio drastico di tutta la chioma nel punto in cui il fusto si divide in rami. Un tempo veniva praticata su castagni vecchi, ormai poco produttivi riguardo ai frutti, così da sfruttarne le potenzialità a ceduo senza permettere che le capre intervenissero a brucare i giovani polloni (cosa che sarebbe accaduta se il taglio fosse stato effettuato a livello del terreno). Oggi questo metodo è spesso abusato e, soprattutto per quanto attiene alle specie arboree dei viali cittadini, diventa una pratica di potatura semplice e sbrigativa, nonché antiestetica e indebolente nei confronti dell’albero. Poco più avanti il sentiero si apre in una radura scoscesa nella quale si trova un vecchio mulino, con la pietra della macina esposta all’esterno, che poteva servire anche per la produzione di farina di castagne. Lì vicino è stato realizzato un piccolo invaso artificiale per il pescaggio dell’acqua da parte degli elicotteri adibiti allo spegnimento degli incendi. Un pannello segnala che, negli ultimi 20 anni, l’80% della superficie svizzera colpita da tale calamità ha riguardato proprio il Canton Ticino. In virtù della corteccia spessa, il castagno, così come la quercia e la betulla, resiste meglio al fuoco rispetto al faggio e alle conifere (queste ultime, per di più, sono ricche di resina facilmente infiammabile). Segue un tratto molto bello in un’ordinata fustaia di castagni, su alcuni dei quali sono state installate delle casette per gli uccelli, al termine della quale è osservabile un metato, localmente chiamato grà, adibito all’essiccazione delle castagne tramite l’esposizione a un calore limitato per un tempo variabile da 10 a 30 giorni. Si tratta di una piccola costruzione in pietra a due piani: sotto veniva acceso il fuoco, limitandone la portata mediante copertura con ricci o altro materiale vegetale in modo da non consentire lo sviluppo di fiamme troppo alte; sopra, disposto su un graticcio di legno, veniva steso uno strato di castagne spesso diversi centimetri, che veniva periodicamente rimestato. Un pannello illustra i vari particolari di questa e di altre metodiche, come l’immersione in acqua per 9 giorni (la cosiddetta novena) o l’accumulo di ricci di castagne (ricciaia), tutte volte ad estendere la conservazione delle castagne per alcuni mesi. Superato un ponticello, ci si imbatte nella ricostruzione di una carbonaia, cioè di una catasta di legna dalla quale, mediante combustione lenta e parziale che poteva richiedere fino a 2 settimane, la legna veniva carbonizzata perdendo così il 75-80% del suo peso. Anche se il carbone preferito era quello derivante dal faggio, si usavano comunque anche i tronchetti di quercia e di castagno. Oltre a offrire alcune informazioni su questo procedimento, il successivo pannello segnala che l’estrazione del tannino per la concia del cuoio, il cui sviluppo si è avuto grossomodo tra metà Ottocento e metà Novecento, ha inciso pesantemente sulle coltivazioni di castagno ticinesi. Più avanti, un altro pannello illustra le attività di recupero dei castagneti e la loro importanza per la conservazione della biodiversità, trattandosi di alberi che offrono riparo a varie specie animali tra le anfrattuosità del tronco. Avvicinandosi alla frazione di Frescoggia (840 m) dopo un lungo tratto in bellissimi castagneti, le aperture sui nuclei abitati della zona si fanno più ampie, così come i tratti in mezzo ai prati adibiti al pascolo del bestiame. Un pannello illustra la differenza tra la selva castanile, costituita da castagni adulti destinati alla produzione di castagne, e il castagneto a ceduo, nel quale i polloni che si sviluppavano dai fusti tagliati venivano lasciati crescere fino al raggiungimento della dimensione voluta e poi impiegati per la produzione di pali per le toppie della vigna, le tempiere dei tetti in piode, le linee telegrafiche e altri usi ancora. In alcuni tratti del percorso si possono poi rilevare altri aspetti, come la differenza tra castagne e marroni; nei punti in cui alcuni castagni sono stati tagliati di recente e non hanno ancora emesso dei polloni, appaiono talvolta le macchie di tannino sulla superficie di taglio unitamente alla cipollatura, cioè la tendenza, caratteristica del legno di questa specie arborea, a sfaldarsi in cerchi concentrici, caratteristica che ne ha limitato l’utilizzo per la costruzione di mobili di pregio. Giunti alla frazione di Vezio (823 m), da lì in poi non si incontrano particolarità di rilievo, tanto che si può scegliere se percorrere integralmente il percorso previsto dalla planimetria, con il sentiero alternato a tratti sterrati o asfaltati, o abbreviarlo tornando ad Arosio lungo la strada per le auto.

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