Zoologia

Immergersi nei particolari

Classificazione

L’idea di classificare le varie forme del mondo naturale è presente fin dall’antichità e il primo esempio al riguardo risale ad Aristotele, nella Grecia del IV secolo avanti Cristo. La catalogazione da lui proposta ha avuto successo ed è rimasta in vigore per lungo tempo, pur con vari rimaneggiamenti e integrazioni. La base della classificazione moderna si deve invece allo svedese Carl von Linné (da noi conosciuto come Linneo), che nella sua opera Systema Naturae, pubblicata per la prima volta in Olanda nel 1735, ha suggerito la ripartizione del mondo naturale in tre regni (animale, vegetale e minerale), ciascuno dei quali veniva poi ulteriormente suddiviso in classi, ordini, generi e specie. Il successo di tale proposta ha spinto l’autore a impegnarsi sempre più, dedicando la propria vita professionale a un continuo aggiornamento della classificazione che, dalle undici pagine della prima edizione, ha raggiunto addirittura le tremila della tredicesima e ultima, comprendente oltre 4mila specie animali e quasi 8mila vegetali, pubblicata 35 anni dopo in sei volumi.

La ricerca è in continuo aggiornamento: oggi si è giunti ad annoverare circa un milione e mezzo di specie animali, 400mila vegetali e 4mila minerali, ma quella ancora da inventariare sono molte di più1. È rimasta comunque in vigore il sistema binomiale di denominazione scientifica proposto da Linneo, per cui ogni organismo viene indicato con il nome del genere (scritto con l’iniziale maiuscola) seguito da quello della specie (con l’iniziale minuscola). Per il resto, modifiche e integrazioni sono assiduamente proposte. La classificazione oggi utilizzata prevede sette categorie sistematiche di base organizzate gerarchicamente: regno, phylum (detto anche tipo), classe, ordine, famiglia, genere e specie. Ci sono poi ulteriori suddivisioni (ad esempio: sottofamiglie, tribù, varietà, e parecchie altre). Inoltre, tra i regni degli esseri viventi, ad animali e piante sono stati aggiunti le monere (come i batteri), i protisti (come i protozoi) e i funghi2.
Essendo le classificazioni in evoluzione permanente, a volte ci si trova un po’ smarriti quando, con l’uscita di nuovi testi, dobbiamo aggiornare gli schemi mentali che avevamo elaborato studiando su quelli precedenti. Ci sono poi delle classificazioni che, seppur non valide (o comunque superate) per gli esperti, hanno successo e permangono a livello divulgativo, come ad esempio la distinzione tra farfalle e falene.


1 Secondo alcuni autori, ci sarebbero ben 30 milioni di soli artropodi [cfr. Ødegaard Frode (2000), How many species of arthropods? Erwin esthimate revised, Biological Journal of Linnean Society, 71, 583-597].


2 Tuttavia, la discussione prosegue e alcuni autori propongono di classificare i cromisti, organismi microscopici prima inclusi nei funghi, in un regno a parte. Inoltre, è ormai in uso classificare i regni come appartenenti a due categorie distinte, chiamate domini. Pertanto, animali, piante, funghi, protisti e cromisti apparterrebbero al dominio degli eucarioti (avendo le loro cellule un nucleo ben distinto), mentre i batteri a quello dei procarioti (privi di nucleo). C’è poi chi scorpora dai batteri il regno degli archeobatteri, chi propone di riunire questi ultimi in un dominio a parte, e così via.

Indice dei contenuti

1. Artropodi
         1.1. Aracnidi
         1.2. Insetti
                    1.2.1. Lepidotteri
                    1.2.2. Coleotteri
                    1.2.3. Emitteri
                    1.2.4. Mantoidei
2. Nematomorfi

1. Artropodi

Quasi l’85% delle specie animali è compresa nel phylum degli artropodi. Sono di piccole dimensioni, non hanno scheletro interno ma il loro corpo è sostenuto da un esoscheletro, cioè da un rivestimento chitinoso che, essendo inestensibile, li costringe a compiere delle mute per potersi accrescere: in occasione di ognuna di queste, si liberano del vecchio rivestimento e ne sintetizzano uno nuovo, più capiente. Sono provvisti di zampe, alcuni anche di ali e di occhi, semplici o composti. Il loro ciclo di vita si sviluppa in fasi successive, intercalate da metamorfosi: dopo l’accoppiamento, la femmina depone le uova dalle quali fuoriescono delle larve che, attraverso uno stadio ninfale, si trasformano in adulti. Fra le classi che li compongono, la più nutrita è quella degli insetti (che da adulti hanno sei zampe), ma numerosi sono pure gli aracnidi (che ne hanno otto), i crostacei (soprattutto acquatici, presentano un capo fuso al torace e dispongono di un rivestimento molto duro: il carapace) e i miriapodi (comunemente conosciuti come “millepiedi”).

1.2.Insetti

Circa due terzi delle specie animali finora inventariate è costituito dagli insetti, che ne annoverano oltre un milione (meno di 40mila presenti anche in Italia). Sono suddivise in vari ordini, il più numeroso dei quali è quello dei coleotteri (come i maggiolini e gli scarabei). Molto popolari sono quelli dei ditteri (mosche e zanzare), lepidotteri (farfalle e falene), imenotteri (api, vespe e formiche), ortotteri (grilli, locuste e cavallette) e odonati (libellule). Si possono poi ricordare i sifonatteri o afanitteri (pulci), gli anopluri (pidocchi), gli afidi (pidocchi delle piante). Per le cimici la classificazione varia a seconda dei testi: alcuni le indicano come appartenenti all’ordine degli emitteri o rincoti (comprendente anche le cicale) e al sottordine degli eterotteri, mentre per altri quello degli eterotteri sarebbe un ordine a sé.

Gli ordini di insetti più evoluti (come i lepidotteri, i ditteri, i coleotteri, gli imenotteri e altri ancora, per un totale dell’85% degli insetti conosciuti) vanno incontro a una metamorfosi completa (e per questo sono definiti olometaboli), con le pupe che rappresentano uno stato di transizione tra due conformazioni alquanto diverse (larve e adulti): basti pensare al nostro stupore quando, da bambini, ci è stato insegnato che dai bruchi derivano le farfalle.
Nel caso degli insetti emimetaboli (come le cavallette), invece, non si assiste a grandi modifiche nella conformazione dell’animale, a parte le maggiori dimensioni, lo sviluppo di apparato riproduttore e la presenza di ali funzionanti nell’adulto. In questo caso, per gli stadi larvali si parla di neanidi, mentre le ninfe rappresentano l’ultimo stadio prima dello sviluppo completo che si ha nell’adulto. Ci sono però larve di insetti emimetaboli che, per il fatto di vivere in ambiente molto diverso rispetto agli adulti, assomigliano comunque abbastanza poco a questi, come nel caso delle libellule, le cui larve si sviluppano nell’acqua.

1.2.1 Lepidotteri

Il termine lepidotteri deriva dal greco, e significa “ali a scaglie”. Gli insetti appartenenti a quest’ordine sono infatti ricoperti di piccole squame ovalari.
Anche se la distinzione non ha un riconoscimento scientifico, i lepidotteri vengono comunemente distinti in farfalle e falene. In linea di massima, le farfalle (o ropaloceri) sono diurne, presentano colori accesi, antenne a forma di clava (cioè con un rigonfiamento finale), un corpo affusolato e ali congiunte in posizione verticale quando sono a riposo. Le falene (o eteroceri) sono invece per lo più crepuscolari o notturne, hanno colori smunti, antenne filiformi o irsute, corpo tozzo e peloso (in realtà non si tratta di peli, ma semplicemente di scaglie più grosse), e ali in posizione orizzontale quando sono a riposo. Ci sono però tantissime eccezioni.

CICLO DI VITA

La vita dei lepidotteri si compone di quattro fasi che si alternano tramite metamorfosi completa, dando quindi origine a forme vitali molto diverse sia nell’aspetto sia nell’attività:
Gli adulti hanno un corpo formato da una testa, un torace e un addome. La testa è provvista di due antenne, due paia di occhi composti e, in certe specie, anche di occhi semplici. Si nutrono di nettare, o comunque di sostanze zuccherine, che aspirano tramite una sorta di spirotromba, la quale viene ripiegata a spirale quando l’animale è a riposo. Sul torace sono innestate tre paia di arti e due paia di ali; queste ultime sono molto sviluppate e presentano colori caratteristici per ogni specie. L’addome ha forma allungata e contiene i principali organi deputati alla digestione e alla riproduzione.
Le uova vengono solitamente deposte su vegetali adatti all’alimentazione delle larve dopo la schiusa.
Le larve sono rappresentate da bruchi sprovvisti di ali e di occhi composti. Dispongono però di tre paia di arti toracici e di pseudoarti addominali. Non si nutrono succhiando sostanze zuccherine tramite la spirotromba ma addentando le foglie per mezzo di robuste mandibole. Rappresentano quindi la forma vitale che può causare maggiori danni all’ambiente. Alimentandosi voracemente, si accrescono attraverso una serie di mute (in genere 3 o 4, ma possono arrivare fino a 7). Quando hanno acquisito le dimensioni adeguate, lacerano la cuticola che le proteggeva e si trasformano in pupe.
Le pupe dei lepidotteri sono dette anche crisalidi e si sviluppano in ambienti riparati, come piccole cavità ricavate nel terreno o bozzoli sericei tessuti dall’animale stesso, a volte appesi a supporti vegetali o altro materiale al quale ancorarsi. Restano immobili fino a quando, terminata la metamorfosi, rompono il rivestimento protettivo e liberano l’insetto adulto in grado di volare.

1.2.2 Coleotteri

Fra le specie animali finora inventariate, circa 380mila (12mila delle quali in Italia) appartengono ai coleotteri, che da soli rappresentano quindi un quarto delle specie animali classificate. Il loro nome significa “ali ricoperte da un guscio”. Come per gli altri insetti, presentano un ciclo di vita in quattro fasi (adulto, uova, larva e ninfa). Allo stato adulto hanno tre paia di arti e il corpo diviso in testa (con antenne e occhi composti), torace e addome, anche se a volte il capo risulta piuttosto incassato nel torace, così da non apparire ben distinto. Il loro apparato boccale è di tipo masticatorio ed è provvisto di robuste mascelle e mandibole. Dispongono di due paia di ali: quelle posteriori servono per volare (ma in alcune specie sono atrofiche e non funzionanti), mentre le anteriori, dette elitre, sono sclerificate e ricoprono le altre quando l’insetto non vola.

1.2.3 Emitteri

Detti anche rincoti, sono un ordine di insetti emimetaboli di varia conformazione, comprendente le cimici, le cicale e alcune specie dannose per le coltivazioni, come le fillossere, motivo per cui sono oggetto di molti studi scientifici. Sono in grado di pungere e succhiare, potendosi quindi nutrire della linfa delle piante e, meno frequentemente, dell’emolinfa di altri invertebrati; vi sono poi degli emitteri che possono assumere il sangue di vertebrati, uomo compreso. Le ali posteriori sono totalmente morbide mentre quelle anteriori, che le ricoprono, lo sono solo parzialmente, essendo sclerificate nella parte basale. Comprende 50 mila specie diverse, delle quali 1400 vivono in Italia. Ve ne sono sia vivipare, sia ovovivipare, sia ovipare. In alcune di esse si ha riproduzione per partenogenesi, cioè con sviluppo dell’uovo senza fecondazione.

1.2.4 Mantoidei

L’ordine Mantoidea riunisce circa 2500 specie di insetti, presenti soprattutto nelle zone tropicali. In Italia ce ne sono solo 14. Hanno dimensioni medio-grandi, buone capacità mimetiche, corpo allungato e capo triangolare molto mobile, provvisto di grandi occhi. La caratteristica morfologica più nota è dovuta alla posizione delle zampe anteriori, che ricorda l’atteggiamento di una persona in preghiera. In realtà, serve ad afferrare la preda che poi viene triturata con il potente apparato boccale di tipo masticatorio. Le femmine sono poliandriche e si accoppiano con molti maschi, divorandoli durante o subito dopo l’accoppiamento.

1.2.1 Lepidotteri

Il termine lepidotteri deriva dal greco, e significa “ali a scaglie”. Gli insetti appartenenti a quest’ordine sono infatti ricoperti di piccole squame ovalari.
Anche se la distinzione non ha un riconoscimento scientifico, i lepidotteri vengono comunemente distinti in farfalle e falene. In linea di massima, le farfalle (o ropaloceri) sono diurne, presentano colori accesi, antenne a forma di clava (cioè con un rigonfiamento finale), un corpo affusolato e ali congiunte in posizione verticale quando sono a riposo. Le falene (o eteroceri) sono invece per lo più crepuscolari o notturne, hanno colori smunti, antenne filiformi o irsute, corpo tozzo e peloso (in realtà non si tratta di peli, ma semplicemente di scaglie più grosse), e ali in posizione orizzontale quando sono a riposo. Ci sono però tantissime eccezioni.

CICLO DI VITA

La vita dei lepidotteri si compone di quattro fasi che si alternano tramite metamorfosi completa, dando quindi origine a forme vitali molto diverse sia nell’aspetto sia nell’attività:
Gli adulti hanno un corpo formato da una testa, un torace e un addome. La testa è provvista di due antenne, due paia di occhi composti e, in certe specie, anche di occhi semplici. Si nutrono di nettare, o comunque di sostanze zuccherine, che aspirano tramite una sorta di spirotromba, la quale viene ripiegata a spirale quando l’animale è a riposo. Sul torace sono innestate tre paia di arti e due paia di ali; queste ultime sono molto sviluppate e presentano colori caratteristici per ogni specie. L’addome ha forma allungata e contiene i principali organi deputati alla digestione e alla riproduzione.
Le uova vengono solitamente deposte su vegetali adatti all’alimentazione delle larve dopo la schiusa.
Le larve sono rappresentate da bruchi sprovvisti di ali e di occhi composti. Dispongono però di tre paia di arti toracici e di pseudoarti addominali. Non si nutrono succhiando sostanze zuccherine tramite la spirotromba ma addentando le foglie per mezzo di robuste mandibole. Rappresentano quindi la forma vitale che può causare maggiori danni all’ambiente. Alimentandosi voracemente, si accrescono attraverso una serie di mute (in genere 3 o 4, ma possono arrivare fino a 7). Quando hanno acquisito le dimensioni adeguate, lacerano la cuticola che le proteggeva e si trasformano in pupe.
Le pupe dei lepidotteri sono dette anche crisalidi e si sviluppano in ambienti riparati, come piccole cavità ricavate nel terreno o bozzoli sericei tessuti dall’animale stesso, a volte appesi a supporti vegetali o altro materiale al quale ancorarsi. Restano immobili fino a quando, terminata la metamorfosi, rompono il rivestimento protettivo e liberano l’insetto adulto in grado di volare.

2. Nematomorfi

I nematomorfi sono dei vermi parassiti che allo stato larvale si sviluppano negli artropodi per poi uscire da adulti e cercare una raccolta idrica in cui accoppiarsi. Sono animali filogeneticamente molto antichi (secondo alcuni, risalirebbero addirittura a più di 500 milioni di anni fa). Del resto, le forme viventi meno evolute sono quelle che hanno potuto rimanere in ambienti con molta acqua (da cui viene la vita), poiché l’adattamento in ambienti secchi è stato un potente fattore di selezione.
A differenza dei lombrichi, i nematomorfi dispongono di una muscolatura esclusivamente longitudinale, cioè orientata nel senso della lunghezza. Non potendo quindi accorciarsi e allungarsi, per loro è molto faticoso muoversi sulla terraferma. In acqua, invece, ondeggiano facilmente.
Essendo privi degli apparati digerente, respiratorio, circolatorio ed escretore, si alimentano esclusivamente con le sostanze nutritive che le larve riescono ad assorbire, attraverso la cuticola che le riveste, dagli animaletti che le ospitano: cavallette, coleotteri, ragni, libellule, millepiedi e molti altri.

CICLO DI VITA

Gli adulti
Una volta sviluppatosi nella cavità celomatica dell’artropode ospitante, gli adulti sono in grado di secernere dei biotrasmettitori capaci di alterarne il comportamento così da indurlo a recarsi presso una fonte idrica, e addirittura a buttarcisi dentro. A questo punto il vermone (che, anche se grosso poco più di un millimetro, può raggiungere la lunghezza considerevole di alcuni decimetri, e in certi casi addirittura un metro) esce e ricomincia il ciclo riproduttivo, mentre l’ospite soccombe.
Vivendo per il tempo strettamente necessario alla riproduzione, agli adulti bastano in genere le riserve di quanto assorbito dalle larve, ed è quindi minima per loro l’attività di assorbimento di nutrienti dall’acqua in cui nuotano.
Appena raggiunta una raccolta d’acqua, i maschi vanno alla ricerca delle femmine attorno alle quali annodarsi per poi morire dopo aver emesso gli spermatozoi (anche questi molto semplici, e addirittura privi di coda) nell’ambiente acquatico. Le femmine invece vivono il tempo necessario a deporre le uova.
Le uova
Avvolte in un cordone di gelatina che le protegge e le fa aderire a un substrato vegetale o minerale così da non disperdersi nell’acqua, si schiudono nel giro di alcune settimane (da due a più di dieci, a seconda della specie).
Le larve
Quando non vengono ingerite da un artropode, magari inavvertitamente mentre si trovano su una pianta acquatica, queste riescono comunque a penetrare nell’ospite grazie a una sorta di proboscide uncinata che permette loro di aprirsi un varco nel suo corpo. Se poi un artropode predatore ne mangia un altro parassitato, la larva del nematomorfo continua a svilupparsi nella cavità celomatica del nuovo ospite. In ogni caso, dopo un tempo variabile da 1 a 5 mesi a seconda della specie, la larva si trasforma nel verme adulto.

DIFFUSIONE

I nematomorfi sono diffusi in tutti i continenti e sono rinvenibili in raccolte d’acqua dolce sia permanenti sia temporanee, o talvolta nei pressi di queste. Sulle Alpi si vedono a volte ondeggiare sul fondo degli abbeveratoi, ma anche fuori dall’acqua su versanti particolarmente umidi.